Su fonti che di volta in volta citeremo, andremo per le vicende di un tempo che fu. Iniziando dalle fazioni politiche.
Era il 1387, e Terni, già “appellata antichissima nobilissima ripiena di Popolo onorato, e d’uomini bellicosi, sicché fra i soldati d’Italia tengano il primo posto, era in quest’epoca nel generale coscenziosamente di parte Ghibellina, avversando alla dominazione straniera, comecché fosse stata in antecedenza,e con vario avvicendamento la fazione Guelfa; come viceversa per questa si teneva la Città di Narni. Da ciò fiere discordie ed emulazioni armate fra entrambi questi luoghi,le quali sembra cessarono dopo una decisiva disfatta toccata ai Narnesi nel dì 6 Dicembre 1381, sacro alla festa di S.Nicolò Vescovo”. Non ce ne vogliano gli amici narnesi, e quelli a noi più cari. Ma il sembra alla “loro” disfatta da parte “nostra”, lo toglie di mezzo Francesco Angeloni nella sua Storia di Terni. Con …. “né le solite contese fra Terni e Narni cessavano,che anzi con più accesa guerra fra quelle città combattendosi, avvenne che nel 6 decembre 1381 festività di san Nicolò, notabile vittoria riportarono Ternani degli avversari Narnesi, i quali di fresco avevano tentato di abbattere per tradimento Terni e disperderne i cittadini, che seguivano la parte ghibellina.
Terni vinti i Narnesi il 6 dicembre 1381″ Dopo ciò,restituita in parte la pubblica tranquillità, e ritornata al Città nel suo antico ordine e Costumanze, continuò come prima a reggersi a Comune, banditi i Guelfi che appellava “Tiranni”. E le Antiche riformanze proseguono dicendo che la città “Si governava con leggi proprie, col suo statuto, co’ suoi Magistrati,con le Milizie proprie: aveva le Rocche di Colleluna,di Monte S.Angelo,del Castello di Papigno,di S.Zenone, di S.Giovanni di Pedélmonte, come validi propugnacoli della città e suo territorio:vi teneva e stipendiava armigeri,vi eleggeva a semestre i rispettivi Castellani, le muniva di vettovaglie e di ogni genere d’armi e di approvvigionamenti allora in uso”. Ancora: “Nel modo istesso fortificava e presidiava le sue mura cittadine e le robuste Torri, che in gran copia le coronovano a più valida difesa”. Il Podestà durava in carica sei mesi e doveva essere forestiero,”estraneo affatto a qualunque famiglia della Città, onde averlo imparziale, insignite di Diploma Dottorale. Aveva quattro notai, Hed altri officiali di giustizia”. Dovevano rendere conto al Podestà, “con solenne cerimonia che era detta Monstra Potestatis; e dove si fosse rinvenuta mancanza d’Officio, ed inesattezza qualvnque, eran puniti senza riguardi o con multa pecunaria, od anco con la espulsione da quel geloso Ministero in caso di colpa grave”.
le organizzazione del potere Comunale a Terni
Ora, per la cronaca lasciata da “Filippo Merlino Ternno”, riportata anche dall’Angeloni, diremo di alcune calamità (lotte fra guelfi e ghibellini, terremoti) che afflissero la città nella metà del ‘300. “L’anno del Signore 1349 il giorno 1° di gennaro i Ghibellini di Terni cacciarono dalla città i Guelfi, che stettero fuori fino ai quattordici del mese di Giugno del detto anno, Nel detto giorno 14 Giugno rientrarono i Guelfi in Terni, eccettuati Pietro Giannuzio, Genese Mattiucccio Lucio del signo Angelo, ed io Merlino di Filippo che rimanemmo fuori e stemmo nei confini fino al 24 di Settembre del detto anno, nel quale rientrammo in Città“. Ma siccome le disgrazie non vengono mai sole, ecco che la terra si mette a tremare. “Nell’anno del Signore 1349 furono in alcune parti della Città di Terni molti terremuoti, e cominciarono nel mese di Settembre, e durarono fino alla metà del mese di Novembre”. Una nota a pié di pagina delle Antiche riformanze, a proposito delle vicende del 1349 dicono che “il Municipio Ternano combattè colle sue armi, e debellò le Genti del Capitano del Patrimonio Vico da S.Germano presso Colleluna, ed i Ghibellini cacciarono dalla Città i Guelfi a mano armata”. Colleluna scrive l’Angeloni “era una forte rocca di Terni, circa due miglia lontano dalla città, verso il confine di Cesi, San Gemnie ed Acquasparta”. Anche se il rientro in città di tutti i guelfi il 24 settembre 1349 farebbe pensare ad una pace raggiunta con la fazione ghibellina, purtroppo così non fu . Perché troviamo scritto che iprimi quel giorno “espugnarono i Ghibellini”. Cosicché, meno. Di un anno dopo il “15 Agosto del 1350 di nuovo questi sussidiati da altri armati assoldati, respinsero i Guelfi, ne distrussero le Case e le Torri e così con sanguinoso avvicendamento si massacravano allora a furore i fratelli d’un istessa città e fors’anco d’una istessa famiglia. Quindi nuovi attacchi, nuove stragi civili, nuove vittorie brutte di fraterno sangue fino all’epoca che andiam discorrendo. Inanissimi tempi, che ci riempiono di raccapriccio e di Vergogna! “. Il potere civico a Terni era articolato “in due Consigli, l’uno detto Minore, di quarantotto individui, nominato di Cerna a cernendo, ovvero di Credenza, per la piena fiducia in essi risposta dalla pubblica opinione, o pel credito, in che, erano iniversalmennte tenuti , per la probità loro ed assennata esperienza; né mai l’intrigo o le basse speculazioni di vendetta o di egoismo vi raggranellava nelle elezioni di inetti,o di venali piaggiatori,avendosi in mira soltanto, nel comporre questo patrio Senato, il pubblico interesse. Que’ saggi che dovean prescegliersi, per metà si traevano dall’ardine de’ Cittadini (nobili, ndr), per resto da quello de’ Banderari” (popolani ,ndr).
Le Antiche riformanze della città di Terni del papignese Lodovico Silvestri specificano l’estrazione sociale dei reggi tori della città al tempo di cui stiamo dicendo, il XIV secolo. I Cittadini “appartenevano alle famiglie nobili di agiati possidenti, o d’uomini insigni per lettere,per scienze,e specialmente istruiti nelle facoltà Legali, o distinti per gradi militari“. Il secondo Ordine municipale, quello dei Banderari, “comprendeva gli onesti Artieri, gli Agricoltori , i commercianti, e generalmente la parte sana del Popolo, ed innalzavano particolar Bandiera”.
Erano 24, come i nobili,e rappresentavano in Consiglio i 6 rioni in cui era suddivisa Terni. Francesco Angeloni scrive che sotto la “particolar Bandiera si radunassero nei bisogni le persone del popolo, sottoposte ai rioni loro, e di banderari portarono il nome“. Anche i nobili avevano la loro bandiera.
Anzi, “Usavansi molto prima di allora, come pur oggi avviene, dal pubblico di Terni tre suggelli, nell’uno dei quali è scolpito il tiro animale simile al drago“.
E i banderari lo esibivano “portandolo eziandio nell’insegna, e arme di colore verde in campo rosso”. Questi riprendono le Riformanze, “aspirar non potevano agli onori ed alla dignità del Magistrato Supremo de’ magnifici Priori; ma per altro ne erano ammessi al sindacato”. Tanto che senza l’assenso dei banderari “sarebbe stato nullo qualunque atto di nomina consiliare“.
Oltre al Consiglio comunale detto Minore, Terni aveva anche il Consiglio Generale o Consiglio Maggiore. “il quale solea convocarsi per affari di alto riguardo, o quando si fosse trattato della suprema salute o conservazione della Cosa pubblica; come anco in esso tornavano a proporsi e sanzionarsi alcune delle risoluzioni adottate nel Consiglio Minore,od altre cose sulle quali questo si fosse dichiarato incompetente “. Al Consiglio maggiore un tempo poteva “intervenire chiunque fosse nato libero, di maggior età, e non interdetto per condanne infamanti. Si ragunava dapprima a suon di Tromba, indi della Campana pubblica: in alcune vie, fra le quali in quella presso la Parrocchiale di S.Croce, o nell’altra detta oggi via dell’Arringo, che dalla Nazionale conduce alla Cattedrale, nelle Piazze, negli atrii de’ Conventi di S.Pietro o di S. Francesco, od in altri luoghi di sufficiente capienza per cateste numerose assemblee a seeconda de’ casi di versi“. Poi gli fu data sede stabile:”si ragunava o nel Palazzo del Podestà in Platea Colu narum (oggi Piazza della Repubblica,ndr ) od in quello del Magistrato“. Nel 1387 Podestà Vicari o di Terni era Raniero Di Ugolinuccio di Baschi. Che aveva, quale segretario Pietro da Rieti. E l’ Angeloni scrive che “circa quel tempo(1352,ndr) podestà di Terni era Ugolino Neri dei Baschi del colonnello di Monte Marano“.Il terzo Teverino che ebbe La podesteria di Terni fu (1303) il N. H. Offreuduccio Di Ugolino di Alviano.
Lodovico Silvestri scrive che il 4 agosto 1387 uno “Splendito esempio di sensata e ben calcolata moderazione ci porge la saggia risoluzione presa dal general Comizio in questo giorno“. Stava per arrivare il nuovo Podestà, e Terni era tutt’altro che pacificata.”La cacciata de’ Guelfi da questa Città fu un serio avvenimento, come rammentammo; gli odj duravano ancora, e la vendetta non mai satolla dell’altrui danno”. Quindi, per mettere al riparo Raniero Di Ugolinuccio di Baschi da consigli interessati e da probabili strumentalizzazioni di parte, il “general Comizio” deliberò un’amnistia generale. Al ché “fu risoluto: Che su i delitti riferibili strettamente a quel’epoca,non si fosse potuto in verun modo inquirere, neppur anco d’officio, dal nuovo Podestà; obliasse l’idea e la riminiscenza del triste passato; per nuovi reati soltanto si compilassero nuovi processi, o si compisser quelli di già iniziati, ed avessero piena esecuzione con le norme di giustizia le sentenze rese in proposito, sia dal bargello in assenza del Podestà, sia da quest’istesso, con regolar procedure a forma di legge”. Poi, “Ritornata la Città in quiete dopo i deplorati trambusti si credè necessario di procedere a nuovo ordinamento Municipale,specialmente in ciò che concerne la formazione dei Consigli”. Fu deciso di non convocare più il Consiglio Generale “in massa di tutto il Popolo”, portandolo a 100 membri, dei 160 che aveva.