La Cascata che fu
THEATRUM CIVITATUM ET ADMIRANDORUM ITALIAE DI GIOVANNI BLAEU
Non lontan dalla città, è da ammirare la Caduta del Velino, là dove con spaventoso fragore precipita nel Nera. Gli abitanti la chiamano “la Caduta delle Marmora”.
A dire il vero si dice che precipiti dall’alto sul Nera, dato che è difficile rendersene conto con gli occhi: infatti si vede una pioggia perpetua provocata dal battere delle acque piombanti sulle rocce e un arcobaleno originato dai raggi solari che colpiscono le gocce che cadono; tanto che Plinio(lib. 2., cap. 26) conferma: sul lago Velino non c’è giorno senza arcobaleno.
Strabone e lo stesso Plinio chiamarono questo luogo ombelico d’Italia, così che Virgilio (Eneide, 1.7) scrive: “Nel centro d’Italia, sotto alti monti, vi è un luogo nobile e a molti noto per fama“.
Una volta le acque precipitavano nel Nera da sette bocche, che i romani ridussero a tre e Clemente VIII ad una sola.
Un sonetto del Belli dedicato alla Cascata delle Marmore
LI SCIARVELLI (1) DE LI SIGGNORI
Disce er padrone mio che cce so Ingresi
ch’oggni tantino attacheno la posta,
e a le dù a le tre (2) vviengheno apposta
da quer cùlibbus-munni (3) de paesi,
nun antro che ppé vvede in certi mesi
la Cascata del Marmoro, discosta
sei mia (4) da Terni, indòve sc’é anniscosta
‘na grotta che cce vò li lumi accesi.
Guarda mo ss’io volesse tiene ppronte
oggnisempre le gubbie (5) ar carrozzino
pe’ un pò d’acquacela che vvié ggiù dda un monte!
O ssai che cce voria? Che l’Avellino (6)
(che cquesto è er nome che jjé da er zor Conte),
in cammio d’acqua, scaricassi vino.
9 marzo 1834.
1) I cervelli. 2) ogni due o tre volte una, cioè di tanto in tanto. 3) Si diceva in “Culibus mundi”, per dire molto lontano. 4) sei miglia. S) Coppie di cavalli. 6) II Velino è recepito dal servo come Avelline.