Al termine della Via Corona
(dal lato Corso Vecchio)
II fabbro Liberotto Liberotti è, per i ternani, il simbolo della libertà, anche se non esiste alcun documento che comprovi l’esistenza dell’episodio di cui sarebbe stato protagonista.
Il teatro della vicenda sembra sia stato il sagrato della chiesa di San Tommaso il cui parroco, don Piero, esortava frequentemente i popolani a sollevarsi contro le dure imposizioni di gabelle da parte di Narni e Spoleto che avevano assoggettato Terni devastata dall’esercito dell’arcivescovo Cristiano di Magonza.
Il coraggioso fabbro ferraio davanti alla tracotanza di un gabelliere narnese reagiva uccidendolo a mazzate ; il popolo trascinato dal gesto di ribellione insorgeva e, con l’aiuto di Foligno e Todi, riconquistava la libertà.
La tradizione locale, che alla leggenda di Liberotto ha attribuito il significato di una sorta di vespri ternani, vuole che l’episodio sia raffigurato nel bassorilievo conservato nella sagrestia del Duomo e che rappresenta, invece, la lapidazione di un martire.
Testimonianza della tenace sopravvivenza della tradizione è un quadro di Orneore Metelli, ora in una collezione privata di Zurigo, intitolato “La rivolta contro gli agenti delle tasse“. Vi è riconoscibile la facciata di San Tommaso, un sacerdote sulla porta, certamente don Piero e, sopra botti accatastate, una figura vigorosa con un martello in mano, attorniata da popolani armati di forconi e bastoni.