2a traversa a sinistra di Via XI Febbraio
(dal iato Piazza Duomo)
La via trae il nome dalla chiesa omonima. S. Alò (abbreviativo di Aloysius = Eligio) di famiglia gallo-romana visse nel sec. VI. Monetiere dei re di Francia Clotario II e Dagoberto I ed esperto nell’arte orafa, coniò monete di cui restano numerosi esemplari. Alla morte di Dagoberto. abbandonò la corte, si fece prete e dal popolo fu eletto vescovo di Noyon-Tournai. È considerato fin dalla sua epoca patrono degli orafi ed anche di coloro che usano il fuoco per affinare i metalli e per lavorarli, quindi dei fabbri e maniscalchi, attività testimoniate a Terni in ogni epoca. La dedica della chiesa è quindi da porre in relazione all’esistenza di organizzazioni di orafi, fabbri e maniscalchi.
Sull’Arte degli Orafi a Terni si hanno notizie a partire dal sec. XV, dalle quali si apprende che numerose famiglie facoltose, ascritte al patriziato della città, provenivano dall’esercizio di quest’arte; tra esse, i Mastrozzi, i Montani, i Ranieri, i Riccardi, i Rustici. San Nicolao in viis divisis. Il ricordo della chiesa, già parrocchiale, di San Nicolao è rimasto solo nella vecchia denominazione di una via e di un luogo tra San Francesco e Largo Villa Glori. L’appellativo in viis divisis deriva probabilmente dall’essere la chiesa posta ad un crocevia tra due dei maggiori assi della città mediavale, l’uno in direzione est-ovest (corrispondente alle attuali, via Lanzi e via Nobili), l’altro in direzione nord-sud (corrispondente all’attuale via Fratini).