L’immagine riguarda:
Federico I di Hohenstaufen Barbarossa (1121 -1190),
Uno dei Re e imperatori che Terni conobbe direttamente, come:
Enrico VI (1165 -1197) e Federico II di Hohenstaufen lo “stupor mundi” (1194 -1250) che seguirono.
Il primo, al quale, per dirla con Francesco Angeloni si richiamava “Platea Columnarum”, (oggi Piazza della Repubblica,nda), per ragione di due striate colonne dirizzatevi, secondo si tiene in sua adulazione”. Questo re imperatore, autodefinitosi – scrive Augusto Pozzi nella sua Storia di Terni del 1939 – l'”Augusto” di Germania, poiché in Germania ” si ricoverano la gloria antica di Roma, la dignità severa del Senato, la valorosa disciplina dei Cavalieri, l’arte della guerra, l’invitto coraggio nelle battaglie”, “concedette in feudo (torna Francesco Angeloni, nda) la città e contado di Terni ad Ottavio Orese de’ Monticelli di Tuscolo”. Ed ecco parte del documento di concessione riportato da Paolano Manassei allegato alla Storia di Terni di Francesco Angeloni. “In nome della santa ed individua Trinità – Federico per favore di divina grazia Imperatore dei Romani sempre Augusto. Rimunerando gli ossequi dei fedeli dell’Impero con degni benefizii accendiamo gli animi degli altri ai nostri servigi, e tra gli uomini raccogliamo lode. A tutti dunque, i fedeli dell’impero si presenti come vogliamo sia noto, che noi ai direttissimi nostri fedeli ed amici Ottaviano di santa R.C. cardinale prete e ai suoi fratelli Ottone, Gottifredo e Sollimano la città e il Comitato di Terni con ogni dignità, o diritto, o proprietà ad esso Comitato o ad essa città appartenente in perpetuo in diritto feudale concedemmo”. E poi: “Non si ristà peraltro dallo avvertire che Ottavio Orese de’ Monticelli Conti di Tuscolo Cardinale promosso da Innocenzo Secondo, poco appresso nel suscitato scisma da Federico fu antipapa”. Ancora: “Gli “storici narrano concordemente” che la famiglia Monticelli fosse romana: il Lauro dice che erano Conti di Tuscolo, Eustachi della regione di Monte Celio, ma sembra più verosimile che avessero possessioni in Monticelli piccolo villaggio non lontano da Marino e da Albano, donde forse il titolo sciorinato pomposamente di Conti di Tuscolo”. Ma siccome i ternani “si erano opposti alla concessione fatta da Federico ai mentovati Monticelli”, egli ordina al suo vicario imperiale, l’arcivescovo Cristiano di Magonza, che “la città ribelle sia domata”. Detto fatto: sceso su Terni come una tempesta senza scampo prese la città e la distrusse, riporta “Latina Gens”: dell’agosto del 1931. E per i ternani torna Francesco Angeloni “che si erano opposti alla concessione fatta da Federico ai mentovati Monticelli, incitò egli più tosto il fiero animo di Cristiano arcivescovo di Magonza, di quelle formidabili armi generale, che con barbarica crudeltà più verso i Ternani inasprisse: onde quegli, anche la perversa sua natura secondando, quasi fuoco, che ardendo ogni cosa senza riguardo consuma, corse impetuosamente alle uccisioni, agl’incendi, e alle rovine…. E così la città di Terni quasi estinta, per così barbara guisa, rimase, dicendolo il Sigonio: Christianus cum exercitum ex Marchia in ducatum Spoletanum duxisset Interamnam, in partibus Ecclesiae stantem, expugnavit, eamque magna ex parte subvertuti. (Cristiano avendo condotto dalle Marche l’esercito nel ducato di Spoleto espugnò Temi posta negli stati della Chiesa, e in gran parte la rovinò).