Correva l’anno 996 e si era nel Sacro Romano Impero, quando Ottone III di Germania scendeva a Roma per ricevere l’incoronazione imperiale del papa Gregorio V (996-999,primo papa tedesco e cugino di Ottone), che nella terra che fu della “Gens Albia” insedia il amico e consigliere conte Offredo il Germanico. A lui si deve la costruzione del castello di Alviano,di cui è feudatario. Con lui inizia la stirpe degli Alviano ed anche il primo nucleo di case attorno il castello. Va rilevato,non per campanilismo ma per verità storica,che a differenza di altri luoghi, è “Albianum” a dare il nome alla dinastia e non il signore a dargli il suo. Non volendo essere accusati di bieca partigianeria, riferiamo che c’è chi afferma che non da Offredo il Germanico discendano gli Alviano,ma da un ramo dei Montemarte o dai Trinci,comunque nessuno contesta che il colale al seguito di Ottene III morì da monaco benedettino a Gualdo Tadino nel 1008. Come certo è che già nei secoli XI – XII gli Alviano sono potentissimmi;estendono,con il beneplacito della Chiesa, di cui si riconoscono fedeli sudditi,il dominio e la supremazia su tutta la Teverina e in altre parti dell’Umbria e delle Marche,fino a Camerino. La loro politica si orienta verso la guelfa Orvieto,essendo anch’essi guelfi;le lotte più di difesa che di offesa,avvengono invece nei confronti della ghibellina Todi. Mentre lo “Status Alviani” è il più vasto ed il più potente del Teverina (o dell’Umbria sud-ovest), la posizione più forte di questo Stato è Guardege (Guardea) che appartiene appunto agli Alviano e ne è il punto estremo, più alto e più difeso sui monti verso Todi che praticava una politica espansionistica annessionistica anche verso queste zone, ricche di boschi e pascoli. Non si contano (per comodità di esposizione non li contiamo), gli Alviano che ebbero importanti incarichi pubblici a Orvieto,Viterbo, Todi, Amelia, Perugia, Assisi, Spoleto; mentre membri della stirpe ebbero in vari periodi a signoreggiare su Lugnano in Teverina, Attigliano, Giove, Porchiano. Se il più celebre e celebrato di loro fu, ed è, Bartolomeo d’Alviano, “Veneti Exercitus Imperatore”,segni profondi e indelebili hanno lasciato nella storia Landolfo di Offredo (1030 ), conte di Alviano e Signore di Mevale,che sposa Eleonora Gatti di Viterbo. Primogenito di Buonconte e quindi erede del titolo e del patrimonio è Offreduccio di Buonconte (1170),che ha come fratelli Ugolino e Buonconte. Il più antico documento (8 agosto 1191) presenta Offreduccio di Buonconte che fa una permuta di beni con Berardo di Pietro, signore Jugo (o Juvo,e anche Giove), nel vocabolo Mevale e alle “piagge di Resenna”. Un documento del 1258 ci dice che Ugolino ed Andrea di Buonconte d’Alviano vendono a Spoleto parte dei loro possedimenti della Montagna Mevale,Juvo(Giove). Belvedere e beni e diritti da Camerino alla Spina,da Norcia a Trevi a Resiglia. Tra i personaggi più importanti, troviamo Francesco d’Alviano, che nel 1325 è di nuovo capitano del popolo di Orvieto e podestà si Assisi, e combatte ovunque i ghibellini, che ad Asisi e in altre parti dell’Umbria hanno come guida, in un primo momento, Muzio di Franesco e poi nell’Umbria centro-meridionale, Giannotto d’Alviano, fratello di Ugolino e di frate Nicolò, che si fece nominare vescovo scismatico di Amelia, Nel 1331, Giannetto diventa gonfaloniere di Amelia e da l’assalto all’episcopio,dopo che ne è stato espulso suo fratello Nicolò. Espulso Giannotto,il papa nomina governatore di Amelia un altro della famiglia: Cecchino d’Andreuzzo d’Alviano(l339). E ciò attesta che anche gli Alviano si divisero in guelfi e ghibellini. Ma Giannette non demorde. Nel 1340,è lui che con la sua “grande compagnia” tur Intanto Francesco d’Alviano, signore di Lugnano, diventa anche signore della Rocca di Miranda, presso cui tuttora sussiste il vocabolo Alviano (L’Alviano, ternanizzato in: Larviano). Quanto fin qui sommariamente riportato vogliamo sperare che sia utile ad evidenziare che la “Superbissima Roccha” sarebbe sottoutilizzata se ci si limitasse ad utilizzarla per uno solo Convegno, e solo su Bartolomeo d’Alviano. Ora, prima di iniziare a dire della nascita, vita, imprese e morte del grande condottiero umbro, si consenta ad un ternano com’è chi verga queste note, un pizzico di civetteria nominare altri Alviano che con Terni ebbero rapporti. Nel 1303 di “Interamna Nahars” (perché “Narti chiamadosi allora gli abitanti”, ma siamo ben prima dell’Età di Mezzo), fu podestà il N.H. Offreduccio di Ugolino di Alviano. Nel 1460, “Perché seguirono dispareri fra la Cumunità di Terni e quella di Todi; condusse però la prima a suoi stipendii per difendersi Corrado Alviano con provvisione di 300 fiorini il mese, obbligandolo, oltre a varii capitoli, di menare con sé diciotto corazze con 50 cavalli, vedendosene la scrittura fatta da Battista Castelli notaio e cancelliere di Terni”. Ancora,Terni,14 maggio 1538.”Avendo la città di Terni contratto un debito con donna Pantasilea Baglioni Liviani (Alviano,nda), cede alla confraternita di San Nicandro l’affitto dei pascoli,”planiti rum” per 15 anni (Pasqua 1541 e seg”.). Terni, 20 maggio 1538,. “La comunità di Terni, per rimettere il debito contratto con donna Alviani e quello a causa dei rematori destinati alle triremi, vende alla Confraternita Santi Nicandri la gabella del pesce per 20 anni, per la somma di scudi 106 a 1O giulii lo scudo”. Dei rapporti che Bartolomeo d’Alviano ebbe con Terni diremo più avanti, avvertendo, però,che non furono affatto amichevoli.